Al Museo con i libri: 4 albi illustrati che raccontano il museo
E’ tempo di riaperture, è tempo di viaggiare e riscoprire le bellezze che il nostro Paese ha da offrire: è tempo di riscoprire i Musei.
I libri che vado a raccontarvi, oltre ad essere bellissimi di per sé, possono essere un’utile risorsa (sia per genitori che per educatori) per avvicinare i più piccoli al luogo-museo, ancora per molti considerato un contesto chiuso e difficile da proporre al pubblico giovane.
Invece il Museo (nello specifico il Museo d’Arte) è un luogo di meraviglia, in cui è favorita l’esplorazione, la libera scoperta, la personale interpretazione, e non solo contenitore di nozioni; un luogo di crescita, di condivisione di significati e di emozioni. Un luogo dal quale si esce cambiati, se lo si è percorso con i giusti accompagnatori e attrezzati con i giusti strumenti conoscitivi. Perché non partire da un libro?
Iniziamo con questi quattro!
IL SOGNO DI MATTEO – Leo Lionni (Babalibri)
Il protagonista è il topolino Matteo, che vive in una soffitta polverosa con la sua famiglia. A dispetto dei desideri dei suoi genitori poco abbienti, Matteo da grande vuole “vedere il mondo”.
Un giorno accade qualcosa che cambierà per sempre la sua vita: una gita con la scuola al Museo d’Arte; Matteo, rapito da tanta bellezza, girando tra le sale del Museo capisce che il mondo intero è racchiuso lì.
La notte sogna di camminare tra macchie di colore, all’interno di un quadro, in compagnia dell’amica Nicoletta. Al risveglio Matteo inizialmente si rattrista, realizzando che era solo un sogno, poi arriva l’illuminazione: da grande farà il pittore!
E Matteo ce la fa: corona il suo sogno diventando un rinomato pittore, grazie a questa esperienza che lo ha cambiato per sempre.
Come ho già detto, dal Museo si può uscire “cambiati”; l’Arte cambia il nostro modo di guardare il mondo, evocando atmosfere magiche e aprendo gli occhi sulle nostre aspirazioni e sui nostri valori.
MVSEVM – Javier Sáez Castán, Manuel Marsol (Orecchio Acerbo)
Sfogliando questo silent book, si ha immediatamente l’impressione di osservare la scena con gli occhi di una macchina da presa. Seguiamo gli spostamenti di un uomo, di una certa età a giudicare dai capelli grigi, che si ferma per un guasto al suo furgone rosso ai piedi di una collana, su cui vediamo un edificio isolato. L’uomo, un po’ per cercare aiuto e un po’ probabilmente spinto dalla curiosità, sale sulla collina avvicinandosi alla casa bianca col tetto scuro; sulla porta vediamo il cartello “MVSEVM – Come in, we’re now open“.
L’uomo entra guardingo, e all’interno non ci sono altro che quadri alle pareti, fra cui un inconfondibile Magritte; il che deve metterci in guardia sulla natura surreale della storia. Infatti ecco la prima stranezza: fra i quadri appesi, c’è un paesaggio che riproduce fedelmente la casa (o meglio, il “Museo”), la collina, e ai suoi piedi…il furgone rosso. Il titolo: “Autoritratto“.
L’uomo è perplesso: come può il suo furgone comparire in quel quadro? E perché si tratta di un “autoritratto”? Forse il Museo è una presenza dotata di vita propria? O forse l’autore è l’uomo stesso, all’interno dell’edificio in preda a visioni e fantasie? Non ci è dato saperlo.
Le stranezze continuano, facendosi inquietanti in un crescendo di tensione, come in un film muto. Il libro ci racconta il Museo come un luogo in cui si sperimenta il “pensiero magico”, dove le opere d’arte prendono letteralmente vita nel nostro immaginario, se guardate con occhi capaci di meravigliarsi e di accogliere il lato surreale della vita.
AL MUSEO – Susanna Mattiangeli, Vessela Nikolova (Topipittori)
L’io narrante di questo splendido albo è certamente una bambina con la giacca gialla, che ci racconta nei dettagli la sua esperienza di visita di classe al museo: dall’accoglienza, in cui si mostrano i documenti di riconoscimento e si lasciano le proprie cose negli armadietti, all’esplorazione; dalla pausa-merenda all’aperto, al negozio di souvenir. Non si tratta però di un elenco minuzioso, bensì di un flusso di pensieri su ciò che la colpisce di più, con un linguaggio semplice ma incisivo, fedele al linguaggio “bambino”.
La bambina condivide con noi le sue impressioni sul museo, sulle opere e sulle persone che lo visitano:
Al museo viene voglia di rubare: un colore, una forma, un’idea. Anch’io vorrei portarmi via un segreto, per esempio: come hanno fatto? Se guardo tanto, lo potrò scoprire?
Ci sono quadri che le ricordano qualcuno, altri con cui le viene voglia di giocare, altri ancora che fanno venire fame; tutti i sensi vengono accesi.
Persa nelle sue considerazioni su come carpire i segreti della bellezza di quelle opere, la bambina si perde letteralmente; ma non perdendosi d’animo cerca un po’, fidandosi del museo, e ritrova i compagni. Ci sono cose che il Museo ti svela, come la storia dei quadri, i viaggi che hanno compiuto, ma altri segreti bisogna scoprirli da sé.
La bambina si porta a casa tanti ricordi, ed esce dal museo con qualcosa che prima non aveva: la voglia di imparare a “disegnare le mani”. La voglia di provare a fare qualcosa che fino al giorno prima era “troppo difficile”.
DANZANDO CON L’ARTE – Teresa Porcella, Giorgia Atzeni (Libri Volanti)
Il libro comincia con una serie di ritratti degli artisti (tutti moderni) di cui incontreremo le opere nelle pagine successive: si parte da Kandinskij, principale esponente dell’Astrattismo, per arrivare al contemporaneo Banksy.
“Danzando con l’arte” fa parte della collana “LibrArte“, pensata proprio per avvicinare bambini e ragazzi agli artisti e all’arte nelle sue diverse forme di espressione.
Ad ogni doppia pagina è dedicata una parola, che è il titolo di una poesia in rima alla quale a sua volta sono associate delle opere d’arte. Ad esempio la poesia di apertura, “RIVOLUZIONE”, recita così:
“E’ quando tutto un mondo cambia all’improvviso
è disegnare a pezzi una persona o un viso.
E’ dire con fermezza che una donna è vera
anche se il suo ritratto sembra una caffettiera.
E’ pensare che il museo è di chi lo vuole
perciò si può entrare con salti e capriole.
Il ritmo trascinante delle parole di Teresa Porcella danza a braccetto con le opere d’arte, fedelmente riprodotte o reinterpretate dalla mano abile di Giorgia Atzeni, in un gioco sinestetico di cui Kandinskij sarebbe certamente fiero.
L’invito è chiaro: prendete possesso del museo con i bambini, lasciatevi trascinare dalla Bellezza, giocate con essa. Stare fermi a guardare in silenzio non Le renderà giustizia.
Molto carine le pagine operative finali, in cui si invita il lettore ad allestire gli spazi vuoti del “libro-museo” con le opere preferite, con un disegno, o una poesia.
Ad esempio, voi quali opere assocereste a parole come “SLANCIO”, “CAOS”, oppure “STUPORE”?
Alla prossima!